Vento tra le foglie degli alberi
Nel Silenzio, su una panchina di un parco cittadino.
Là fuori, a pochi metri, il subbuglio orgiastico di un mondo che corre, verso un abisso che non ha mai osato scrutare davvero. Un mondo fatto di paura, resistenza, mente e tempo. Quattro sinonimi.
La Mente di Superficie viene ancorata al Respiro. Questa semplice operazione, così semplice, come per incanto, spalanca i cancelli della percezione. Non è solo osservare la Mente di Superficie, perchè la Mente di Superficie non può essere osservata se non da una Presenza che ha sviluppato un Intento sufficiente.
Senza Energia sufficientemente polarizzata, infatti, osservare la Mente di Superficie senza ancorarla a nessun atto deliberato di concentrazione significa scivolare velocemente nelle rapide del suo funzionamento. E quando avviene, improvvisamente, potremmo persino svegliarci: potremmo ricordarci che ci siamo dimenticati di osservare. Se siamo sufficientemente vigili, onesti, e autoironici.
Inspirazione, ed Io Sono Cosciente della inspirazione. Osservazione del corpo, e di ciò che in esso sta accadendo a seguito della inspirazione. Osservazione di blocchi, tensioni, contrazioni spasmodiche che impediscono di stare davvero immobili per più di trenta secondi.
Espirazione, ed Io Sono Cosciente della espirazione. Osservazione del corpo… ed ecco, improvvisamente, il vento agita le foglie degli alberi.
Il vento agita le foglie, ed è Coscienza inspiegabile, non descrizione di parole. Magia. In che altro modo si può mai dipingere?
Non è un suono muto, oscurato da litanie interiori automatiche senza senso. E’ come nuovo. E’ fresco, oh si, non c’è mai stato nulla del genere prima d’ora. Vento tra le foglie degli alberi. Meraviglioso. Oh, si, meraviglioso.
Niente sforzo. Semplicemente, la Mente di Superficie è quieta nella Coscienza del Respiro, e si apre uno spazio incontaminato, uno spazio di quiete vigile, di percezione fresca, che non ha mai lasciato la Coscienza, ma è stato solo, per così dire, riempito di troppe cose casuali.
Uno spazio di meravigliosa, imponente vastità. Percezione oltre la descrizione.
Dov’è ora, la paura che vive di parole? Dov’è ora, la resistenza a una opinione di parole? Dov’è ora, la mente che dialoga parole? Dov’è ora, il tempo che parla e dice che non qui, non ora, ma più in là, più avanti, sarà meglio di Adesso?
So che lo perderò. Ma so come ritornare, perchè so che cosa ho perduto. Il Ritorno è il movimento della Via.
Sono lacrime, queste, sì. Ma non è dolore.
E’ una emanazione di gioia indescrivibile, il flebile movimento di un filo di un jeans alla brezza di un vento gentile, abbracciato dal Silenzio di uno sguardo.
E’ una emanazione di gratitudine incontenibile, danzare insieme alle foglie tremule di vento, in Silenzio, su una panchina di un parco cittadino.