Il pensiero e la Realtà
Molti di quelli che cercano di aiutare gli altri nella loro crescita spirituale, affermano che quello che noi pensiamo di noi stessi crea la nostra realtà. Ora, la cosa sarebbe bellissima se fosse così semplice. Penso a tutto quel che voglio e si realizza. Posso provarci e per qualche periodo forse l’illusione può anche reggere.
Capita spesso, purtroppo, che la fiducia che abbiamo riposto in questi pensieri si ci ritorca contro lasciandoci un grande senso di delusione e dolore quando ci accade qualcosa di negativo. Questo dolore potrebbe essere considerato maggiore, in virtù delle nostre illusioni che c’eravamo fatti, di quanto ne risulterebbe se fossimo partiti già con il presupposto che eventi negativi possono tranquillamente accadere come quelli positivi.
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In poche parole trovo difficile voler credere che sia tutto bello e fantastico nella mia vita perchè quando l’ho fatto in passato mi sono dovuto ricredere di fronte a certi eventi negativi. E la sofferenza che n’è derivata sarebbe stata minore se non mi fossi fatto alcuna illusione.
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Questa riflessione, scaturita da una osservazione della propria esistenza, e dunque da un vissuto che si pone inevitabilmente oltre letture e fascinazioni, trasmette tra le righe un qualcosa che ognuno di noi conosce con certezza da sempre. Un qualcosa che non può essere oscurato da quella curiosa corrente odierna secondo la quale un pensiero qualsiasi, chissà pensato da chi e per quanto, possa creare Realtà. Un qualcosa che proviene dalle Leggi che ci governano, e che quindi si manifesta indipendentemente dal nostro agio o dal nostro gradimento.
Affinchè quello che noi si pensi a proposito di noi stessi crei la nostra realtà, devono agire concordemente altri nostri strumenti interiori, ed occorre partire da una posizione il più possibile oggettiva. Non basta pensare solo al positivo per esorcizzare il (presunto) negativo, nè, del resto, sarebbe possibile. Avere la pretesa di allontanare quello che ci appare negativo coltivando pensieri positivi al solo scopo di scudo difensivo, non potrà che portarci esattamente la delusione ed il dolore che Paolo trasmette con le sue parole, quando questo (presunto) negativo si affaccerà comunque. Perchè il negativo, così come gli ‘Io‘ meccanici in noi lo intendono, altro non è che lo scuotimento necessario a svegliare quella parte di noi che non è questi ‘Io‘, scuotimento che accade proprio allo scopo di mostrarci questa fatale identificazione con questo stormo di credenze e convinzioni in eterno conflitto e dalla Morte certa.
Mi metto in testa di ottenere una determinata automobile. In primis, chi è che vuole questa automobile in noi? Ci siamo mai fatti questa domanda? Ma soprattutto, quale è l’intenzione che sottende questo desiderio? Si tratta di un capriccio, di una necessità, o di uno specifico lavoro sperimentale volto ad un obiettivo determinato?
Iniziamo il nostro iter di manifestazione, ben conosciuto ormai da tutti, eppure questa determinata automobile continua implacabile a non comparire. Se invece di interpretare questo evento come un qualcosa di negativo, mi facessi la domanda basilare, la domanda che spezza i confini dell’autoriferimento, e cioè ‘Perchè sta accadendo questo nella mia vita?‘, allora sì che comincerei a trarre delle conclusioni esperienziali. Probabilmente, esiste un altro ‘Io‘ pensiero-emozionale in me di cui non sono consapevole che si oppone totalmente a questa manifestazione, perchè aggrappato ad una credenza interiore che possiedo e che non so di possedere. Ed è proprio il fatto di non manifestare questa determinata automobile, questo fatto apparentemente negativo, ad essere il mio dono più grande in questo momento: perchè è grazie ad esso che posso divenire cosciente di un meccanismo inconsapevole, e dunque riassorbirlo in quanto non funzionale al mio sviluppo. Riusciamo a vedere quanto insignificante sia una automobile rispetto alla presa di coscienza di un meccanismo interiore depotenziante?
Alla luce di tutto questo, la Vita tutta è un quotidiano e meraviglioso miracolo. In realtà, nella nostra Vita, è esattamente come Paolo dice di aver difficoltà a credere: è tutto bello e fantastico. E lo è proprio perchè il nostro fine, il nostro gettarci nella Vita, ha lo scopo di rispondere ad ogni cosa, al previsto e all’imprevedibile, con la stessa, serena, sublime efficienza. Che noi si ottenga o meno quello che vogliamo manifestare con i nostri pensieri, che noi si debba fronteggiare eventi apparentemente negativi, questo non è mai più importante, non è mai più importante, dell’efficienza esperienziale che guadagniamo dal processo in sè. E’ questa efficienza che diventa il nostro patrimonio personale. E’ questa efficienza che, se opportunamente fusa dentro di noi, si trasformerà in patrimonio personale permanente.
E’ alla luce di questa efficienza che le illusioni su positivo e negativo sono riconosciute esattamente per quello che sono. Perchè qualsiasi cosa accada, il mio compito non è fuggire il negativo, ma comprenderlo. Qualsiasi cosa accada, il mio compito è rispondere con la più suprema, sublime ed impeccabile efficienza che mi è possibile in questo momento.
Ecco perchè il risultato non è mai, mai, più importante dell’azione che ad esso ci porta. Ecco perchè la meta non è mai, mai, più importante del cammino che ad essa ci conduce. Ecco perchè qualsiasi evento, sia esso positivo o negativo, non è altro che Fuoco del nostro Lavoro.
In verità, sono proprio gli eventi (apparentemente) negativi ad essere l’innesco più potente del Fuoco della nostra Coscienza.