Prigionieri di emozioni
La Via della Crescita Personale, nel breve periodo, si propone dei raggiungimenti assai pragmatici. Sebbene l’obiettivo di lungo corso è della durata della nostra intera Vita, e oltre, nell’immediato occorre lavorare in noi stessi su elementi che ci sono molto vicini, e che apparentemente ci appaiono piccoli, insignificanti, poco importanti rispetto alle grandi mete che più o meno chiaramente a noi stessi ci proponiamo.
Lasciamo perdere il Risveglio. Lasciamo perdere le leggende più o meno metropolitane sul controllo di Forze che non operano nel tridimensionale fisico. Non credete sia abbastanza poco saggio dare priorità a queste lontananze, se continuiamo ad essere incapaci di conservare lo stato di Presenza per più di tredici secondi ogni settimana? O se continuiamo a far naufragare il nostro Intento per un pezzo di cioccolata?
Il Lavoro comincia dalle cose piccole. Uno dei miei Maestri diceva che un Viaggiatore dovrebbe sorvegliare con molta Attenzione ogni centimetro quadrato della sua esistenza, perchè le cose più importanti che deve scoprire di sè stesso si mimetizzano dietro particolari apparentemente insignificanti nel tessuto della sua normalissima quotidianità. Quanto poco suggestivo è questo insegnamento, per quelli che si immaginano varie aperture di Chackram. Ma quanto è vero, per chi ha la Pazienza e l’opportunità di seguirlo fin dove porta…
Uno dei nostri aspetti fondamentali di esseri umani che emerge dalle nostre osservazioni, e che riportato intellettualmente o in parole perde la gran parte della sua enorme importanza, si cela dietro il nostro funzionamento come struttura psicofisica naturale. Nelle nostre infinite diversità, i nostri meccanismi basilari sono i medesimi: uno di questi meccanismi, semplice quanto potentissimo, è uno dei responsabili primari della nostra incapacità di modificare con facilità le condizioni della nostra Vita, non importa quanto orribili o piene di gravosi pesi esse siano diventate.
Il nostro stato psicologico naturale è la frammentazione in differenti strutture psicologiche, che per auto-conservazione si pensano molto astutamente con il pronome «io». Queste strutture psicologiche, come tutte le forme dotate di una rudimentale Coscienza, tendono a voler sopravvivere il più a lungo possibile; negli esseri umani, un mezzo che si rivela efficacissimo a questo scopo è il condizionamento cellulare, dunque fisico, che si origina dalla chimica messa in moto dai nostri pensieri.
Le strutture psicofisiche che in noi stessi diventano «io» sono un agglomerato di tutte e tre le macropolarizzazioni di cui è costituita la nostra Natura Terrestre: il corpo fisico, la mente, ma soprattutto, soprattutto, le emozioni. Sono proprio le emozioni il perno su cui si gioca l’intera sfida: sono proprio le emozioni l’elemento che permette il perdurare indefinito di queste strutture all’interno di noi stessi.
Quando un «io» prende il controllo della nostra totalità, avvengono in cascata una serie di magie. I pensieri legati a questo «io» intervengono nella chimica del nostro corpo in modo immediato, e a seguire vengono rilasciati altrettanto istantaneamente dei neurotrasmettitori, che vanno ad agganciarsi ad una molteplicità di cellule neuronali del nostro organismo modificandone struttura e funzionamento. Più un «io» è radicato, più un «io» è un demone, e più i neuroni del nostro corpo fisico si sono organizzati, in numero e forma, per accogliere i neurotrasmettitori messi in abbondante circolo dalla sua emersione.
Un esempio di questo processo, nella sua forma basilare non pilotata dai «io» demoni? Immaginate una scena erotica, ed osservate che cosa accade istantaneamente in varie regioni del vostro corpo fisico.
Quando questo circolo vizioso supera una certa soglia, sono le stesse cellule neuronali del nostro organismo, ovvero il nostro corpo fisico, a bramare i neurotrasmettitori, la chimica a cui si sono abituate. Se il nostro sistema fisico non fornisce loro questo nutrimento, perchè magari in questo momento un altro «io» se ne sta bellamente seduto al posto del Padrone di Casa, esse lo cominciano a sollecitare al nostro organismo nell’unico modo che assicura loro un nuovo e pronto approvvigionamento: attraverso l’immissione nel nostro corpo fisico di particolari sostanze che vengono decodificate dal nostro sistema percettivo come emozioni.
Ecco che in noi cominciano a sorgere brame emozionali sempre più difficili da controllare. Per il nostro corpo fisico, si tratta di dare di nuovo alle nostre cellule neuronali il cibo a cui si sono abituate; nell’ottica del Lavoro, quello che accade è che il corpo fisico spinge di nuovo al comando e controllo del Campo di Energia che noi siamo quello specifico «io» che può placare questa brama emozionale sempre più incontrollabile. Il processo acquisisce una deriva inerziale sempre più forte, fino a quando l’essere umano naturale cede, e ritorna a dare il controllo all’ «io» che riprodurrà di nuovo, attraverso i suoi pensieri ed i suoi comportamenti, quei neurotrasmettitori e quelle sostanze chimiche di cui le nostre cellule bramano approvvigionarsi.
Il circolo vizioso si rinforza. Le cellule ottengono il loro nutrimento, il corpo fisico rilascia sostanze che neutralizzano i neurotrasmettitori in eccesso, e il nostro «io» torna a rioccultarsi sazio, e più forte di prima.
Tutti i nostri demoni, ma di fatto, qualsiasi nostro «io», ha una sua specifica tossicodipendenza emozionale, senza eccezioni. C’è l’«io» che brama il sesso, quello che brama le passeggiate, quello che brama il denaro, quello che brama il gelato, quello che brama il cioccolato, quello che brama le relazioni. La varietà è pressochè infinita; il meccanismo che li tiene in Vita, il medesimo.
Perchè non riusciamo a trasmutare con facilità gli «io» che ci spingono a comportamenti anche disfunzionali per la nostra salute ed il nostro benessere? Semplicemente perchè siamo prigionieri dell’emozione che questi «io» usano per tenerci mansueti, come burattini. Il solo pensiero di quella specifica «cosa» provoca in noi una emozione inconfondibile: quanto ci manca, quanto ci piace, quanto la vogliamo, oh mio Dio che cosa accadrebbe se me ne privassi. Questo pensiero e questa emozione sono un «io» che sta tornando a reclamare il controllo del Campo di Energia che noi siamo; e l’emozione è il mezzo con cui lo accompagniamo docili a rigenerarsi, con la nostra Energia, il cibo che vuole e che brama.
Tutti noi, come esseri umani naturali, partiamo da questo esatto punto: siamo prigionieri di una moltitudine di emozioni, che altro non sono che brame del nostro corpo fisico di un ben determinato nutrimento derivante da una serie di processi psicofisici ormai sedimentati come istintivi ed incoscienti. Noi non opponiamo alcuna resistenza a questi processi di cui di fatto siamo stati noi stessi i primi creatori: perchè non abbiamo nè lo scopo, nè l’Intento per poterlo fare.
E dunque, tutti noi, nessuno escluso, si parte da questo stato interiore. Prigionieri di emozioni.
Qualcuno, invero, parte da situazioni talmente disfunzionali da essere divenute quasi irrecuperabili, se non a fronte di un grandissimo sforzo personale ai limiti della tolleranza, che ovviamente si guarda bene anche solo dal considerare. Alcune Tradizioni chiamano questo sforzo la rifusione di una pregressa cristallizzazione, ed una idea di che cosa comporti la si può avere osservando per quali vicissitudini transita un drogato cronico che tenta di uscire dalla sua tossicodipendenza.
Lasciate perdere il Risveglio, datemi retta. Lasciate perdere le aperture dei Chackram. C’è del Lavoro molto più importante, e molto più pragmatico, da fare prima, proprio qui, proprio adesso. Quel tipo di Lavoro che evitano tutti, che non considera nessuno, e che tutti si guardano bene dal mostrare.
Uscire dalla prigionia delle emozioni generate dalla nostra Natura Terrestre.
Il Deserto di Moab.