Abbracciarsi
Virginia Satir è stata una psicoterapeuta americana vissuta nel secolo scorso. Il suo campo di studio e ricerca principale fu quello delle terapie familiari, e delle soluzioni alle situazioni di disagio e di sofferenza in cui i bambini si trovano spesso a vivere all’interno dello scenario familiare.
Questo campo di studio, l’esperienza che ne derivò, ed una capacità intuitiva di base che era suo patrimonio e ne alimentava e indirizzava il lavoro, la condussero presto a diventare un punto di riferimento nell’ambito della psicoterapia familiare nell’intera nazione americana; molte delle sue intuizioni di cura e di sollievo poi applicate su situazioni familiari compromesse risalgono già agli anni ’50 del secolo scorso.
Virginia Satir era una intuitiva. Era una donna, un precursore, quindi aveva una facilità di utilizzo del Sentire che aveva meno bisogno di essere sgrezzata, e meno bisogno di essere «approvata» dalla mente per poter arrivare alla Coscienza. Per esempio, essa arrivò presto a comprendere un elemento molto interessante nella dinamica descrittiva dei problemi che le venivano presentati nel corso delle sue terapie: comprese che il problema presentato dai suoi pazienti, che lei chiamava il problema di superficie, raramente era quello vero; il problema vero veniva creato invece da come i suoi pazienti rispondevano alla situazione oggettiva che stava succedendo. Non sono le cose, ma la risposta alle cose: un paradigma di Crescita Personale che ha l’età dell’essere umano, ma che dobbiamo sempre, sempre ricordare.
Lavorando nel campo della psicoterapia familiare, ed essendo una donna, Virginia Satir comprese rapidamente quale fosse il dramma fondamentale che i bambini vivono all’interno dei nuclei familiari, nella stragrande maggioranza dei casi. Spesso, ed aggiungerei fortunatamente, questo dramma non sfocia in reazioni patologiche gravi ed irreversibili; ma certamente, esso influenza in modo praticamente decisivo l’intero corso della Vita di un essere umano.
Nelle semplici parole di questa psicoterapeuta, si può comprendere facilmente quale sia il dramma fondamentale al quale praticamente tutti noi, senza colpe di nessuno e per nessuno, siamo stati oggettivamente esposti. La Satir ebbe a dire:
I bambini hanno bisogno di quattro abbracci al giorno per sopravvivere,
otto per stare bene,
dodici per crescere forti e fiduciosi in sè stessi.
Abbracciare un essere umano significa dimostrargli nei fatti, e con i fatti, che è importante. Abbracciare un bambino significa dimostrargli nei fatti, e con i fatti, che lo si ama. Che lo si apprezza. Che si è felici della sua presenza, e felici di lui. L’abbraccio è un contatto fisico fondamentale, è un gesto di grandissima importanza, che per moltissimi di noi è divenuto e rimane una sofferenza persino nei rapporti con le persone più intime.
Virginia Satir, attraverso le sue ricerche ed il suo lavoro sul campo, scoprì che i bambini che ricevevano queste dimostrazioni di affetto e di approvazione giornalmente, nel giusto modo e già dai primissimi giorni di Vita fino ai dieci/undici anni crescevano più sani, più centrati, più forti, più fiduciosi in sè stessi. Inoltre, a differenza di un modo di pensare figlio di relitti patriarcali medioevali, un bambino abituato ad essere abbracciato sviluppa più facilmente un senso di approvazione del suo corpo, una facilità di relazione umana, ed una sessualità più sana; queste non sono che inevitabili conseguenze di una approvazione che il bambino percepisce attraverso il contatto fisico di un abbraccio, e i sentimenti che questo contatto fisico trasmette.
Per bambini qui si intendono maschi e femmine, senza alcuna distinzione. Qualche relitto medioevale ancora esistente da qualche parte afferma che un maschietto non può essere abbracciato quanto una femminuccia; e infatti sono in genere i maschietti quelli che finiscono per sperimentare da adulti i problemi maggiori, soprattutto nella capacità di esprimere sentimenti di Amore, e nella sana espressività della propria sessualità.
Quanti abbracci abbiamo ricevuto nella nostra infanzia, e fino ai nostri dieci anni di età? A parte alcune eccezioni da ammirare e celebrare, la maggioranza delle persone che sta leggendo queste parole quattro abbracci li ha ricevuti in un mese, se va bene. Non ha alcuna importanza perchè questo sia accaduto, e non ha alcuna importanza stabilire graduatorie di giudizio: si tratta di un dato di fatto che ha condizionato tutti quelli che si sono trovati a vivere queste condizioni. L’approvazione, l’Amore, che il non essere abbracciati non ci ha permesso di ricevere si cristallizza naturalmente in una perenne ricerca esteriore di ciò che non abbiamo ricevuto quando era il momento. Chi può darmi l’Amore, l’approvazione, il senso di sentirmi amato, e la fiducia in me stesso che da tutto questo scaturisce?
La ricerca esteriore è il risultato, l’effetto, di una causa scatenante che sorge quasi sempre nei primi anni della nostra Vita su questo pianeta meraviglioso. Un essere umano naturale si convince di dover cercare all’esterno ciò che non è stato nutrito al suo interno quando era il momento; l’inconveniente, è che si trova a farlo in condizioni cristallizzate, ovvero in condizioni che hanno creato conseguenze fisiche: disagio, impaccio, emozioni di chiusura, sfiducia, incapacità di reagire. Questo rende la ricerca una corsa del topo in bicicletta: si trascorrono anni di Vita ricreando sempre le medesime condizioni, al solo fine di tentare di chiudere quel vuoto di Amore, di affetto, di approvazione, che non abbiamo ricevuto quando più fertile e più ricettivo era il nostro terreno.
Per tutte le persone adulte che ora si trovano in questo stato, il Lavoro Interiore è chiudere il vuoto interiore di Amore attraverso la ricerca di un contatto sempre più diretto con la propria parte più vera e più profonda dentro di noi. Ovvero, dobbiamo educarci a concederci da noi stessi l’Amore e l’approvazione che non abbiamo ricevuto dall’esterno quando era il momento. Non è facile, non ci sono alternative, e non si può tornare indietro a cambiare la causa.
Ma se abbiamo dei bambini; se abbiamo a che fare con bambini; se ne abbiamo la possibilità; allora possiamo cambiare la loro causa attraverso il nostro sforzo cosciente. E allora abbracciamoli. Sosteniamoli. Incoraggiamoli. Diciamo ai nostri figli quanto benedetti ed importanti siano. Quanto li amiamo. Quanto prezioso è il loro apporto. Che dono che essi sono. Che esseri umani magnifici e memorabili diventeranno.
Ma soprattutto, abbracciamoli. Paradossalmente, il problema dell’abbraccio è il nostro, non è il loro, perchè non è possibile dare ciò che non si ha. Ma questo eventuale disagio che proviamo è un relitto della nostra Vita, e non può essere una buona ragione per non dare ad un bambino ciò di cui ha più bisogno per crescere forte, sicuro, sereno, al di là dei giochi, al di là del cibo, al di là delle distrazioni.
Ricordiamoci delle parole di Virginia Satir.
Più abbracciamo i nostri bambini, migliore la Terra diventa.