Il figlio del falegname
Recatosi nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga, così che stupivano e dicevano:
Da dove gli vengono tanta sapienza e queste opere potenti? Non è questi il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte tra di noi? Da dove gli vengono tutte queste cose?
E si scandalizzavano a causa di lui.
Ma Gesù disse loro: Un profeta non è disprezzato che nella sua patria e in casa sua.
E lì, a causa della loro incredulità, non fece molte opere potenti.
Matteo, 13, 54-58
A un certo momento, in una famiglia, nasce un essere umano differente.
Uomo o donna che sia – lasciamo quindi andare la declinazione – questo essere umano è differente. Si interessa di cose diverse. Crea cose diverse. Mentre gli altri corrono ad insultarsi nel rumore, egli resta da solo. Mentre gli altri deturpano sè stessi, egli legge libri differenti. Si trova in mezzo ai suoi compagni, e spesso si chiede chi essi siano, e come faccia a stare ancora lì, ad ascoltarli pronunciare parole aspre nei confronti della Vita e di sè stessi. Un profondo senso di strana alienazione spesso lo pervade.
Questo essere umano tenta di condividere la Verità vivente nel suo Cuore, perchè la Verità è vivente. Ma trova incomprensione, dubbio, se va bene. Più spesso trova invece astio, derisione, offese, che possono sfociare nell’allontanamento, nell’emarginazione del diverso. La sua famiglia è il suo terreno di distruzione, nella stragrande maggioranza dei casi; non rientrando nei canoni di una Vita ordinaria, fatta di un nulla che corre verso l’Abisso senza alcuna volontà di reggersi neanche ad un appiglio che fosse uno, le sue parole, i suoi atti, sono gesta incomprensibili.
Da dove gli viene tutta la sapienza che emerge nella sua Coscienza? Se si trattasse di una mera eredità neuro-chimica tratta dall’unione meccanica di due corredi genetici parentali, essa semplicemente non potrebbe esistere, vista la condizione in cui permane la quasi totalità della popolazione (considerata) adulta. Questo essere umano, che cerca, che si interroga, vede i suoi genitori e comprende che quello che possiede dentro non può venire soltanto da loro. Una larga parte di sè è certamente il frutto di un corredo genetico generazionale; ma c’è qualcosa di altro, nello scenario. Qualcosa di più profondo, antico come il mondo, che non viene dalla genetica eppure è vivente, che non viene solo da ciò che si vede, eppure è potente e in grado di cambiare le cose. Qualcosa che gli appartiene come e più della Vita stessa.
Non è questi forse il figlio del falegname? Ecco come il mondo considera questo essere umano, quando ancora egli non può sganciarsi dalla trazione gravitazionale sonnambolica delle strutture sociali intorno a lui. Come fa a dire quello che dice, come fa a fare quello che fa, se suo padre è un falegname e sua madre accudisce la casa? Deve esserci qualcosa che non va. Un figlio di un falegname deve fare il falegname, deve aprire un franchising delle falegnamerie, così sì che avrà il successo; non può certo creare per sè stesso una via differente. Chi gli dà questo diritto? Chi gli dà questo potere?
Il figlio del falegname è tale soltanto per una parte del suo corredo genetico. Egli è certamente il figlio del falegname, e mai, nemmeno per un istante, deve rinnegare o allontanare da sè questo retaggio, perchè questo retaggio è una parte del suo Sogno Personale che egli è venuto a sanare e purificare. Ma se il mondo è in un certo senso giustificato a credere che egli sia soltanto un falegname, egli, uomo o donna che sia, non deve e non dovrà mai credere a tutto questo, perchè non è tutta la Verità. Non è neanche da lontano tutta la Verità.
Chi è che ha premuto, fin dalla più tenera età, a prendere strade differenti, percorsi differenti? Chi è che ha prestato Attenzione, ed ha pronunciato quelle Parole interiori che hanno impedito disastri e dissipato incertezze? Chi è che a quattro anni spingeva una bambina a creare un altare nella sua piccola cameretta in onore della Dea Iside? Chi è che deponeva nelle mani di un ragazzo certi libri, che lo portava in condizioni di Meditazione in atti del tutto ordinari? Chi è che lo portava con forza, ma con dolcezza, a separarsi da certe compagnie, da certe strade, da certe parole? Da dove viene questa Guida, questa Forza? Dove riposa? Non è forse qualcosa di individuale, qualcosa che mi appartiene come e più della mia stessa Vita, qualcosa che ho sempre avuto, che nessuno mi ha insegnato, e nessuno mi ha trasmesso?
Il figlio del falegname non deve permettere a questa sacralità di andare reietta o perduta, per via delle opinioni del mondo intorno a sè, che non riconosce la sua evidente diversità e per questo la combatte. Non può e non deve permetterlo, nonostante tutto quello che il mondo possa pensare. Egli, uomo o donna che sia, è certamente un essere umano, quindi è venuto al mondo come figlio di un falegname, con sua madre, e i suoi fratelli e sorelle: ma questo non è che un aspetto, un particolare dell’immenso scenario. C’è qualcosa, in ogni figlio di un falegname, in ogni figlio di falegname, che va ben oltre la sua famiglia, il luogo dove egli è nato. Qualcosa che cammina lungo le ere, che era prima ancora della nascita, e sarà dopo che i veicoli saranno lasciati. Qualcosa che conosce il Sacro, che ha fuso in Essere conoscenza del Divino, che si rifiuta di continuare ad adeguarsi a riti tribali e a scenari medioevali di deturpazione ed abbandono. Qualcosa che conosce la Luce, e non permette che il suo Ricordo venga annebbiato, e allora incita costantemente la Coscienza a mostrare la Via.
Chi ha insegnato a questo «qualcosa» tutto questo? Il suo proprio Cammino, che non è il confine di qualche decennio sulla Terra, o il risultato semi-accidentale della combinazione di 46 cromosomi. Le sfide che ha già vinto. Le sfide che ha accettato di attraversare in questo tratto di strada, sì, anche come figlio di un falegname, senza null’altro che Vita da vivere, con l’ardire e il desiderio di renderla piena, intensa, memorabile, degna di essere vissuta e poi riconsegnata come Diamante quando e come sarà necessario.
Questo «qualcosa» è la nostra Individualità, il regalo più grande e più prezioso che Dio Infinito Benedetto ci abbia mai concesso. La nostra Individualità, che si risveglia a sè stessa attraverso le sfide che supera ed integra sulla Terra, attraverso la chiarificazione delle tenebre, la comprensione che sì, io adesso sono un essere umano, ma in me c’è molto, molto di più. La nostra Individualità, che è scintilla del Divino presente in ognuno di noi, che può essere disprezzata – e spesso lo è – persino da esseri viventi dentro le mura amiche; ma che non può essere nè spenta, nè rimossa, nè totalmente dimenticata.
Il figlio del falegname non è venuto a fare il falegname perchè il mondo intorno pensa che sia giusto così.
Ne è venuto a dare spiegazioni a chi non crede in lui.
Gesù era il figlio di un falegname. Ma il Cristo in lui, chi era?