Resistere e abbandonarsi
L’esistenza di noi tutti è influenzata, più o meno sottilmente, più o meno consapevolmente, da continui paradossi. Inseguiamo l’Infinito in un corpo che sappiamo dovrà passare dalla Morte. Abbiamo una mente senza confini, e viviamo nella materia che sui confini costruisce il suo assioma di esistenza. Viviamo in un Universo che sembra estendersi all’Infinito permanendo nell’Eternità, e poi assistiamo alla nascita, all’evolversi, al mutare e allo scomparire di ogni forma.
Il principio del paradosso, fondamentalmente l’invito che sempre l’Infinito ci fa a sintetizzare ad un livello superiore due verità apparentemente contrapposte e polari, esplica sè stesso anche in un elemento strettamente correlato alla nostra crescita armoniosa quali esseri umani: la capacità di accettare o resistere la Realtà.
Ogni essere umano è costantemente soggetto a due distinte trazioni di forza, ovviamente polari, ed ovviamente contrapposte solo all’apparenza di un esame sonnambolico. L’una, la Trazione Inferiore, ci attrae gravitazionalmente verso il principio del minimo sforzo e del piacere permanente: il paese dei balocchi di Pinocchio. L’altra, la Trazione Superiore, ci attrae gravitazionalmente verso la crescita e il progressivo sviluppo della totalità di ciò che siamo, diretto verso la possibilità suprema che ci è stata concessa: trasformarci in una potente, risvegliata, deliberata, cosciente espressione di Dio.
La Trazione Inferiore ci spinge verso il livello energetico della perenne soddisfazione animale delle proprie necessità, della perenne ricerca del piacere e del conseguente perenne attaccamento emozionale ad esso. La Trazione Superiore ci spinge, attraverso il Lavoro Interiore e lo sforzo deliberato, a manifestare le nostre Qualità Superiori che giacciono sopite, in potenza, dentro di noi. La Trazione Inferiore mira a conservarci in balia degli istinti animali. La Trazione Superiore ha lo scopo di spingerci a percorrere per intero il Cammino di trasformazione in Esseri Umani completi.
Qui nasce il paradosso: in relazione a queste trazioni, gli insegnamenti che l’Infinito ci trasmette attraverso i suoi strumenti ci indicano contemporaneamente due distinte polarità: opporre resistenza, eppure non opporre affatto resistenza. Resistere, eppure abbandonarsi. Conseguentemente, questo origina in noi dubbi e perplessità spesso paralizzanti: quando opporre resistenza? Quando invece lasciare andare?
La risposta a queste domande scaturisce da un cambio di livello fondamentale, che ci è richiesto in ogni apparente duale della nostra percezione: dobbiamo sintetizzare una unione delle polarità al fine di ottenere un bilanciamento superiore che ne comprenda entrambi gli aspetti. Dal molteplice, l’Uno. Dalla separazione, l’Unità.
Perchè solo in questo modo opporre resistenza o abbandonarsi cessa di diventare un capriccio meccanico del momento: non è che opponiamo resistenza perchè questa mattina il cornetto con la marmellata al bar non c’era più, oppure ci abbandoniamo perchè oggi è una gran bella giornata di Sole. La nostra capacità di resistere o di abbandonarsi diviene deliberata, funzionale al Momento Presente, in armonia con la Realtà.
Ma come?
In generale, qualsiasi azione stia creando un attaccamento emozionale è incoraggiata dalla Trazione Inferiore, cioè ci sta portando sempre più verso il regno impermanente della materia. Perchè? Perchè attaccarsi emozionalmente ingenera prigionia e schiavitù, non importa a che cosa. Si può essere attaccati emozionalmente a persone o cose meravigliose come a gesti distruttivi; è equivalente, perchè il risultato è il medesimo: dispersione energetica incontrollata e incontrollabile. E ricordiamoci sempre: laddove si perde Energia, si perde la capacità di Consapevolezza.
Ed è a questa dispersione energetica incontrollabile che occorre senza ombra di dubbio opporre resistenza: non all’azione in sè, attenzione, ma all’attaccamento emozionale che ne scaturisce. E’ l’attaccamento emozionale a disperdere Energia, non l’azione in sè. Non è mangiare una tavola di cioccolato, ma mangiare una tavola di cioccolato ogni giorno per anni, incapaci di resistere, incapaci di un qualsiasi controllo, incapaci di Consapevolezza dell’azione, incapaci quindi di Presenza in essa, che arresta e poi declina il nostro sviluppo. Non è amare una persona, ma confondere l’Amore con il trattenere ed il possedere, cioè attaccarsi emozionalmente ad una persona, che arresta e poi declina sia il nostro sviluppo, sia, molto spesso, persino lo sviluppo della persona che diciamo di amare.
D’altra parte, quando i segni della Realtà intorno a noi ci stanno dolcemente comunicando che una nuova fase della nostra esistenza sta prendendo il posto di quella attuale, oppure quando sentiamo in noi stessi la necessità di sviluppare Qualità come la Responsabilità Totale, la Comprensione, la Compassione, la Fluidità, la Pazienza, è proprio qui che arrendersi è molto più saggio, più armonioso, e più energeticamente funzionale dell’opporre resistenza. Meglio arrendersi a ciò che l’Infinito ha comandato, piuttosto che attaccarsi, di nuovo, ad uno stato o ad una situazione che comunque l’Infinito ha comandato di mutare. Arrendersi implica Accettazione. Accettazione significa Libertà.
Così, osservando la nostra Vita con un minimo di onesta obiettività, possiamo in ogni momento sapere quale delle due trazioni stiamo assecondando; e questo ci può consentire, perchè la scelta è alfine sempre nostra, di decidere quale delle due vie continuare a percorrere, e dunque se resistere o arrendersi. Non è quindi sempre e comunque opporre resistenza. Nè arrendersi sempre a tutto e ad ogni cosa. Ma rispondere armoniosamente alla Realtà, con fluidità e leggerezza, distinguendo ciò che il Momento Presente ci richiede, e quindi arrendendoci quando è necessario, e opponendo la massima resistenza possibile quando è necessario. Sulla base del punto di sintesi principale: quale delle due trazioni di forza intendo assecondare?
Mantenendo questo equilibrio sufficientemente a lungo, un giorno potreste realizzare che state opponendo strenua resistenza a qualcosa di meraviglioso che vuole entrare, e vi state strenuamente arrendendo a qualcosa di oscuro e pericoloso che non vuole uscire e dovrebbe andarsene.
L’ennesimo paradosso.