La storia di Una Persona Qualunque
Un giorno, Una Persona Qualunque ricevette la proposta di un incarico di responsabilità. Avrebbe dovuto preparare una relazione e svolgere al meglio possibile tutta una serie di compiti correlati, nei trenta giorni che sarebbero seguiti alla sua eventuale accettazione.
La relazione e i compiti non sembravano particolarmente gravosi, allo sguardo di Una Persona Qualunque. Certo, ai suoi occhi questa proposta sembrava quasi offensiva, rispetto al valore e all’importanza che si attribuiva, perno fondamentale ed insostituibile dell’intera situazione. Per questo accettò prontamente la proposta con un tenue sorriso ironico. Mi prendete in giro?, pensava Una Persona Qualunque.
Ad una prima analisi, trenta giorni sembrarono subito ai suoi occhi una enormità di tempo per concludere questo progetto. E così, godendo della fiducia di chi aveva proposto alla sua attenzione questo nuovo compito, Una Persona Qualunque decise di portare a compimento un vecchio lavoro rimasto appeso, per liberarsi la mente da ogni possibile incombenza ed averla così libera per la realizzazione della semplice attività proposta. Da lunedì prossimo, pensò Una Persona Qualunque, comincerò a dedicarmi a questo nuovo progetto.
Il vecchio lavoro rimasto appeso, complice tutta una serie di altri accidenti inaspettati che richiesero un intervento immediato, fu completato in dieci giorni, non già negli ipotetici sette che Una Persona Qualunque aveva preventivato. Certo, una volta rimessa in moto, non fu possibile interrompere l’attività su questo vecchio lavoro fino alla sua conclusione. Ma ora era finalmente cosa fatta, era un giovedì 30, e Una Persona Qualunque decise che avrebbe tranquillamente potuto riposarsi e prepararsi fino al lunedì successivo, il primo lunedì del mese, quando finalmente avrebbe cominciato questa attività, così semplice ai suoi occhi, per la quale quindici giorni erano ampiamente sufficienti, nei parametri della sua valutazione.
Lunedì, il primo lunedì del mese, finalmente Una Persona Qualunque iniziò la sua attività, e tutto andò avanti in relativa tranquillità fino al mercoledì sera, quando Una Persona Qualunque cominciò a sentire in sè correnti emozionali quasi inarrestabili di noia e di incapacità a continuare nello stesso modo e con la stessa energia: questa attività è davvero noiosa, pensava Una Persona Qualunque, e inadatta al mio valore. Mi dedicherò a mettere a posto la mia cantina, piuttosto, che merita finalmente una risistemata. Questa attività che mi hanno chiesto, pensava ancora Una Persona Qualunque, posso concluderla senza problemi in una settimana!
La cantina di Una Persona Qualunque era stracolma di mobili, riviste, libri, elettrodomestici, parti di telefoni e di computer, cartoni gettati in ordine sparso in tale maniera che persino Una Persona Qualunque non sapeva più che cosa quella cantina conservasse. E così decise di intervenire drasticamente, gettando via tutto ciò che era ormai superfluo ed inutilizzato, e risistemando il resto quantomeno per avere finalmente coscienza di che cosa ci fosse dentro.
Il compito non fu certo semplice, perché la cantina di Una Persona Qualunque era piena all’inverosimile. Chiamò due suoi amici, e si fece aiutare nel risistemare e nel dare via il superfluo, portandolo in più trasporti negli appositi spazi allestiti nel suo comune, o regalandolo, finalmente, a chi ne aveva più bisogno. Al termine, dopo una settimana di lavoro, finalmente la sua cantina era tornata vivibile ed organizzata, e Una Persona Qualunque non potè esimersi dall’invitare a cena i suoi amici così solerti, per ringraziarli della grande opera svolta. Era mercoledì sera: dal giorno dopo, da domani, pensava Una Persona Qualunque, mi metterò all’opera e concluderò finalmente l’attività che mi hanno chiesto, in tempo per il prossimo lunedì.
Così, il giovedì prima dello scadere dei trenta giorni, Una Persona Qualunque si mise all’opera. Ma più andava avanti, più si rendeva conto della tragica ed errata valutazione che aveva dato, del tutto superficialmente, all’intero progetto. Più andava avanti, più emergevano nuove attività correlate da svolgere, nuovi approfondimenti da introdurre nella relazione, che ad una prima occhiata non aveva notato affatto, e che ora non aveva più tempo per poter seguire. Più andava avanti, più comprendeva che il tempo rimasto era del tutto insufficiente per concludere anche solo degnamente il compito di responsabilità che aveva accettato di svolgere.
I trenta giorni che aveva accettato per l’attività sarebbero stati più che sufficienti, se fossero stati usati procedendo un passo alla volta, piccole mosse, senza correre ma senza tregua, in modo organizzato e paziente.
Il lunedì della consegna del suo lavoro arrivò, e Una Persona Qualunque era la prima a sapere che il lavoro che era riuscito a fare era di gran lunga inferiore alle sue capacità e ai suoi talenti, che non erano certo modesti. Ma questa non era più una autocelebrazione di importanza personale. Si trattava del tempo, e di come era stato usato. Si trattava di un tempo determinato nella sua ampiezza, e di come le priorità erano state assegnate in questa ampiezza per assolvere ad un dovere deliberato.
Sapevo che il lunedì della consegna sarebbe comunque arrivato, l’ho sempre saputo, pensava adesso Una Persona Qualunque. Ed ecco, ho vissuto questi giorni come se il momento della presentazione del mio lavoro non dovesse venire mai. Come ho potuto? Come potrò riparare?
Chi è, questa Una Persona Qualunque?