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La Disciplina del ritirarsi in sè stessi


Pubblicato in data 20/12/2013
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quieteNella società occidentale, ci viene instillata la forsennata e pericolosa tendenza ad ignorare l’aspetto Yin, ricettivo, accogliente, nascosto della nostra esistenza, e del fluire delle nostre azioni. Laddove si apre un momento in cui non c’è apparentemente nulla da «fare», ecco che corriamo immediatamente a riempire questo momento in qualche modo, con un «fare» qualsiasi purchè sia: musica, telefono, internet. Chiunque di noi può serenamente testimoniare a sè stesso questo accadimento, che non è troppo distante dalla nostra Coscienza abituale.

Questa tendenza è disfunzionale, e pericolosa. E’ disfunzionale, perchè ci spinge ad ignorare le istanze e le pulsioni interiori più profonde che vivono e sorgono dentro di noi per affogarle nel mare delle attività e del pensare in modo associativo incosciente; ed è pericoloso, perchè questa tendenza di soffocamento dello Yin è esattamente la disfunzione prima in cui viviamo e ci muoviamo come individui, e come intera società occidentale contemporanea. Ci siamo separati dal Non-Essere, dall’Energia prima della Forma. Ci siamo separati dalla Madre, dal Silenzio. Ci siamo separati dallo zi-ran, dall’essere autentici, spontanei. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

La Crescita Personale è un processo nel quale ci stiamo avvicinando alla piena e completa integrazione interiore degli aspetti Yin e degli aspetti Yang che tutti noi abbiamo in noi stessi. La proiettività senza dolcezza è durezza. La sensibilità senza protezione è remissività. Entrambi gli aspetti devono essere alimentati e nutriti, nel Cammino di un Viaggiatore, anche per temperare gli eccessi: e laddove lo Yang è agire nel mondo, è proiettarsi all’esterno per manifestare l’interno, lo Yin è la Madre, il terreno interiore fecondo e fecondato da cui estraiamo forza e risorse per affrontare e sostenere questa proiezione.

Una Disciplina fondamentale che il Viaggiatore segue per bilanciare ed equilibrare questa espressione di polarità di forze è la Disciplina del ritirarsi in sè stesso. Si tratta di una Disciplina semplice, quotidiana, che ha un profondissimo impatto sulla nostra psicologia, e su quell’Equilibrio che sempre ci impegniamo a costruire in noi stessi; perchè è una Disciplina che nutre, che vivifica, che permette agli aspetti Yin presenti in noi stessi di venire fuori, di manifestarsi, di nutrirci. Senza che noi gli si metta costantemente il bavaglio con un’altra telefonata, o un’altra interazione con un video, o un’altra azione qualsiasi purchè sia.

Ritirarsi in sè stessi si concretizza in una azione molto semplice. Significa prendersi almeno, e dico almeno, cinque minuti di tempo della nostra giornata, ogni giorno, e separarci da ogni attività. Possiamo sederci a prendere un buon thè, o uscire a fare una passeggiata, è indifferente: il fulcro primo di questa Disciplina è non fare niente, quindi qualsiasi cosa ci possa condurre in questo stato passivo, ricettivo, accogliente, va bene allo scopo.

Che cosa succede nel momento in cui «non facciamo niente»? Le forze Yang in noi stessi cominciano a depositarsi, a placarsi; e per la Legge dell’Equilibrio, si destano e si vivificano le forze Yin, le forze che sono deputate al nutrimento dei nostri veicoli, all’intuizione, alla Serenità, alle improvvise realizzazioni su noi stessi e sulla nostra Vita. Cominciamo ad esplorare quel mondo vasto e misterioso che siamo noi stessi. Cominciamo a conoscere che cosa ci ha portato a vivere la Vita così come la stiamo vivendo adesso. Non perchè qualcuno ce lo ha finalmente confidato: ma perchè siamo noi che abbiamo finalmente dato il tempo a noi stessi di esprimerci.

«Non fare niente» è una Disciplina tutt’altro che semplice, ed è per questo che si tratta di una Disciplina. Prima di tutto, dopo trenta secondi di questo stato, subito la mente affannata tenterà di sospingerci nuovamente nel fiume inarrestabile della attività purchè sia, e quindi dovremo saper resistere a questa tendenza meccanica. Poi, perchè «non fare niente» significa non solo non agire con il corpo fisico, ma anche non agire con la nostra mente nel modo canonico in cui la nostra mente funziona se lasciata a briglia sciolta. Di fatto, significa un Lavoro attivo di permanenza nel Silenzio Interiore, in ricettività, in ascolto, che all’inizio sarà tutt’altro che facile, ed agevole.

«Non fare niente» non è un incosciente ubriaco semisvenuto in una bettola. «Non fare niente» è un profondo senso di sè, in piena Coscienza della propria quiete, nel più completo non-agire.

Per questa ragione, un Viaggiatore procede sempre con piccole mosse. All’inizio, sottrae cinque minuti soltanto agli automatismi psico-fisici che lo controllano e lo sballottano, per mezzo di questa Disciplina. Poi, acquisisce confidenza con il processo, e allora è pronto ad aumentare questo intervallo temporale mantenendo lo stesso grado di passiva concentrazione cosciente. Alla fine, sarà in grado di mantenersi tutto il tempo che desidera in uno stato di ricettività, di apertura, di nutrimento interiore. Piccole mosse. Sempre, piccole mosse.

Quale è lo scopo della pratica di questa Disciplina? Ve ne sono diversi, perchè questa Disciplina agisce su molteplici Linee di Lavoro, quali ad esempio lo sviluppo della Coscienza di Sé e la Riemersione dell’Essenza e del nostro Grande Sogno Personale. Ma uno dei più importanti tra essi è quello di permettere alle nostre forze Yin di agire per riequilibrare la nostra condizione troppo sbilanciata verso lo Yang, la proiezione esteriore, il volgersi costantemente all’esterno. La guarigione, la centratura in sè stessi, la Serenità, il saper accogliere con forza ed eleganza le vicende del mondo, non sono qualità che nascono soltanto dalle forze Yang, non sono qualità che originano soltanto dal «fare». Esse nascono anche dall’espressione compiuta delle forze Yin presenti in noi stessi, che ne sono Madre e nutrice. Entrambe le polarità, non una soltanto.

Per questo si dice che il «fare» non porta all’ «Essere», ma viceversa che prima occorre «Essere», e poi il «fare» nascerà spontaneo. Se chiudiamo la porta ad un aspetto fondamentale di noi stessi, ovvero l’aspetto Yin, oscuro, celato, è come pensare che un uomo possa da solo generare la Vita senza la presenza e l’opera attiva e fondamentale di una donna. Per quanto possa impegnarsi, per quanta Volontà possa emanare, senza lo Yin la Vita non nasce. Senza lo Yin, la Vita non nasce.

Ritirarsi in sè stessi è Meditazione, seppure in modo informale, scevro di strutture. Questo rende possibile la pratica di questa Disciplina in qualsiasi ambito ed in qualsiasi contesto. Possiamo ritirarci in noi stessi, scendere ad ascoltare ed esplorare le nostre meravigliose profondità, persino seduti in un bar affollato del centro della nostra città. Purchè noi si ricordi il senso profondo del «non fare niente».

Ricettività. Accoglienza. Silenzio Interiore.

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