Lo Specchio oscurato
Questa storia che vi racconto in questo documento ha l’Intento di mostrarvi cosa significa per un Viaggiatore lavorare con l’Assioma Angolare
LA·VITA·È·IL·MIO·SPECCHIO
per arrivare a conoscere e ad intervenire armoniosamente su parti disfunzionali della propria psicologia. Disfunzionali, ovvero non funzionali allo scopo della Crescita Personale, che è l’Intento alla base di tutto ciò che è condiviso attraverso l’opera di MareNectaris.
Una delle cose più importanti che questa storia ci mostra è il fatto che sovrapporre nuovi comportamenti senza indagare ed intervenire sulla causa di quelli acquisiti è come mettere un tappeto a coprire un pavimento sporco invece di pulire il pavimento. Alla fine, invece di arrivare alla pulizia, alla Bellezza, al vero cambiamento, anche il tappeto finisce per sporcarsi insieme al pavimento. Vediamo come tutto questo è accaduto nell’esperienza che sto per raccontarvi.
Diverso tempo fa, un Viaggiatore – che mi ha concesso di condividere questa piccola storia con voi – cominciò a divenire cosciente del fatto che le persone che conosceva, durante le occasioni in cui le incontrava, tendevano a separarsi da lui. Ma proprio separarsi fisicamente; tendevano ad allontanarsi, a stare discosti.
Come divenne questo Viaggiatore cosciente di questo comportamento? Lasciando che l’Assioma Angolare dello Specchio – sopra riportato – facesse il suo corso naturale, senza rifiutare o giudicare nulla di quanto egli percepiva. Di quanto egli percepiva, non di ciò che egli pensava. Uso il pronome maschile per coerenza con la declinazione della parola Viaggiatore, ma non vi dirò se donna o uomo questo Viaggiatore fosse; perchè non è affatto importante, ai fini della nostra comprensione.
In altre parole, questo Viaggiatore cominciò a realizzare che una causa nascosta alla sua percezione creava l’effetto di allontanare le persone da lui. Naturalmente, all’inizio si raccontò che erano gli altri, che era il loro comportamento, una loro decisione ingrata di amici falsi; ma poi, al persistere di questa condizione con molteplici persone, e nell’approfondirsi del suo Lavoro Interiore, egli cominciò a porsi la domanda nel modo più corretto: ma se IO·SONO·ORIGINE, ed io lo sono, allora che cosa in me tiene discoste le persone?
Il primo passaggio è dare la colpa all’esterno. Il secondo passaggio è dare la colpa all’interno. Entrambi non funzionano, ma sembra che dobbiamo sempre passare da entrambi prima di arrivare a Comprendere davvero. Così, questo Viaggiatore entrò nella fase del secondo passaggio: è colpa mia. Non si diede una colpa in modo esplicito, lo fece implicitamente; ma molti esseri umani riescono anche nel perverso e poderoso esercizio di attribuirsi esplicitamente colpe che non hanno affatto.
Le persone si allontanano da me per colpa mia. Deve essere a causa del mio comportamento. Quindi, devo cambiare atteggiamento, perchè in esso c’è evidentemente un errore, qualcosa che non va. Questo è il passaggio razionale naturale, che tutti facciamo; ma questo passaggio equivale a pulire un pavimento mettendo un tappeto a coprire la polvere. Se non si riconosce la causa, non si possono cambiare gli effetti, perchè essi torneranno a manifestarsi in altro modo essendo la causa ancora rimasta attiva. Miriadi di storie testimoniano la Verità di questo passaggio; la storia che vi sto raccontando non fa eccezione.
Così, il Viaggiatore cominciò a sforzarsi di essere più affabile, più alla mano, più sorridente, nelle occasioni di incontro sociale. Cominciò a cambiare atteggiamento, mosso da un Intento certamente puro e volto verso il Bene. Cominciò a sforzarsi di apprendere l’arte della conversazione, si impegnò in questo processo. Ma nulla cambiò; essendo la causa rimasta attiva, gli effetti continuavano inesorabili a manifestarsi.
In termini esoterici, l’Emanazione Fondamentale del Viaggiatore non era mutata, perchè essa è determinata in larga parte dai Comandi Interiori radicati nella subcoscienza ed invisibili alla Coscienza ordinaria. Il cambio del comportamento non ha rimosso il Comando Interiore che genera la Vibrazione che produce gli effetti descritti, perchè quella Vibrazione, quando si tratta di Comandi Interiori, ha una componente emozionale fortissima che non può essere occultata da «io di Lavoro».
Dopo un certo tempo, e dopo il dipanarsi del suo Lavoro, il Viaggiatore ebbe il suo momento di Satori: non era colpa degli altri, e non era nemmeno colpa sua. Semplicemente, egli era – Essere, non sforzarsi di apparire – una persona che tendeva naturalmente al Silenzio, all’introspezione, all’introversione, anche nelle occasioni sociali: ma si era sempre sforzato di combattere questa tendenza perchè un Comando Interiore in lui affermava io·non·posso·avere·amici·se·sono·introvers@. Naturalmente, questo Comando ne sottintendeva un altro ancora, molto più potente e profondo; ma per i nostri scopi, questo primo Satori è ciò che ci basta per comprendere il processo.
Le persone si allontanavano da questo Viaggiatore perchè ne percepivano – più o meno consciamente – il suo essere una maschera, un volto finto che non accettava sè stesso. Questa era la vera causa del processo, che non poteva essere modificata semplicemente – e soltanto – creando un «io» più sorridente e più bravo a parlare con la gente – come avrebbe potuto? Con il Comando Interiore ancora attivo, sarebbe stato aggiungere una finzione ad un’altra finzione, esattamente quello che facciamo costantemente nella nostra psicologia.
Il terzo passaggio, quello risolutivo, è non dare la colpa nè a sè stessi, nè ad altri. Il Viaggiatore cominciò ad accettare di essere introverso, silenzioso, portato all’Ascolto, all’Osservazione; e trasformò queste caratteristiche nei suoi punti di forza, perchè invece di entrare in conflitto con essi secondo parametri sociali non ben definiti, li rese suoi alleati. Perchè di questo si tratta, alla fine: se l’Infinito, nella sua profonda Saggezza, ci ha equipaggiato con certe caratteristiche, è perchè esse siano per noi punti di forza, non motivi di conflitto interiore auto-costruito senza fine.
Avendo riconosciuto ed accettato la causa, il Comando Interiore io·non·posso·avere·amici·se·sono·introvers@ si dissolse, ovvero liberò l’Energia e l’Intento che aveva imbrigliato ritornandoli disponibili all’intero Campo di Consapevolezza ed Energia. Fu questo a cambiare la Vita del Viaggiatore, senza di fatto cambiare niente, e senza mettere vino nuovo in otri ancora vecchi. Di fatto, il mio amico Viaggiatore smise di combattere contro ciò che era, e ne divenne amico. Lavorando su questa Linea, tutti i suoi inconvenienti con le persone si dissolsero, perchè egli, ora, sta bene con sè stesso e in sè stesso per come è. Non per come il mondo – o una parte di lui non ben precisata – vuole che egli sia.
L’Assioma Angolare LA·VITA·È·IL·MIO·SPECCHIO serve a conoscere la Verità di sè, in modo da edificare il Tempio dell’Anima su fondamenta di roccia. Questa Verità non è piacevole da scoprire e vedere, spesso proprio per niente. E allora ci inventiamo tutta una serie di scuse per girarLe intorno. Ma se non si arriva alla Verità, se non si tocca e non si vede la causa, gli effetti continueranno a manifestarsi. Le fondamenta resteranno di sabbia.
La causa riposa sempre in ciò che è. Tutto il resto, quasi sempre, è una nuvola di inutile combattimento interiore contro noi stessi.
Perchè, per una qualche assurda ragione, una parte di noi non accetta e combatte ciò che invece in noi è.